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Libro aperto, un uomo ci passa sopra, i mirtilli rotolano via

Sono andata nel bosco a non fare nulla: è stato bellissimo (Parte 3)

Nei miei ultimi due post ho raccontato di come sono rimasta affascinata dal bosco e che questo fascino si fonda su basi scientifiche.

Ora vorrei raccontarvi cosa faccio quando voglio ridurre lo stress, ma non mi trovo nei pressi di un bosco.

La risposta è molto semplice: cerco la natura in città. Certo, in genere si tratta di una pallida copia di una fitta foresta verde, ma posso almeno cercare di applicare ciò che ho imparato nel bosco anche in aree urbane più o meno naturali, come un parco o l’argine di un fiume.

L’obiettivo è raggiungere uno stato di «attenzione diffusa e non mirata», come è stata definita dalla professoressa di psicologia Anja Göritz sulla rivista «ZEIT». Ha detto che questo tipo di attenzione è poco frequente nell’ambiente urbano, mentre viene stimolato in natura «soprattutto dai momenti di sorpresa, come la scoperta di un fiore particolarmente bello o di una radura inaspettata».

A livello concettuale, i bagni nella foresta non sono altro che una forma particolare di MBSR, «mindfulness-based stress reduction» ovvero, in italiano, riduzione dello stress basata sulla consapevolezza. Ci sono ottimi corsi di MBSR e sicuramente si può imparare molto anche nei corsi di bagno nella foresta. Ma forse non è necessario conoscere così a fondo questo concetto per trarne ispirazione. Scoprire che esiste un’antica tradizione dell’Estremo Oriente chiamata Shinrin-yoku, bagni nella foresta, mi è bastato per riflettere sul fatto che a volte le mie giornate sono un po’ troppo indaffarate.

Ora, quando mi ritrovo in città col fiato corto mentre corro dietro a tutti i miei appuntamenti, mi siedo per un attimo all’ombra di un albero, sulle rive di un lago o nella quiete di un cortile interno. E se ho fortuna rivivo il ricordo della mia ultima passeggiata nel bosco, la mite luce obliqua, l’aria limpida e il suolo morbido sotto i piedi.

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